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Sara Marchesini, ispirazione naturale e studio della luce

Sara Marchesini è un’artista autodidatta della provincia di Verona dedita prevalentemente all’acquerello che ha sviluppato in tempi più recenti anche un interesse per il pastello. Le sue composizioni ritraggono paesaggi oppure nature morte di fiori tramite fotografie dal vivo o recuperate. Ha partecipato a diverse mostre di gruppo e segue con passione i corsi di Anna Elisa Sartori. Quella artistica è certamente solo una delle sue molteplici passioni in quanto è dedita anche all’uncinetto nonché alla cucina.

Vasi con rose, acquerello,

Due vasi di vetro, l’uno sferico e l’altro rettangolare, offrono alla vista una grande varietà di rose quasi un profumato boschetto in cui è possibile sorseggiare serenamente del thè. I colori di queste rose sono molteplici eppure non creano uno stridio eccessivo, bensì un delicato ed equilibrato accostamento cromatico in cui pare di avvertire tutta la loro fragranza. Questi fiori comunque nascondono le loro spine e la delicatezza non si fa fragilità, ma vigore resiliente. Da non trascurare la resa della luce in cui la mano dell’artista, che è esperta ed arguta, gioca con le superfici (della carta e degli elementi raffigurati) per raggiungere un esito ultimo morbido e soffuso che da una parvenza di antico. Il vaso sferico potrebbe anche rimandare ad una tipologia utilizzata per la prima volta in pittura dal Veronese e ben famosa nel campo dell’arte vetraia del secolo scorso. Si tratta di un saggio di natura morta dall’atmosfera sospesa, quasi un voler trasmettere il desiderio di un incontro che deve ancora avvenire, una piacevole attesa dall’esito incomprensibile… eppure una soltanto è la tazzina.

La laguna al tramonto, acquerello,

Che cosa si può dire dello spettacolo di un tramonto? Tale è la bellezza del trascolorare dei colori che poche sono le cose in grado di riprodurre un simile spettacolo naturale, come solo l’arte. La laguna giace salmastra e placida, umida e fangosa, con il suo specchio acquoreo che prolunga grandemente l’orizzonte e dona una gradualità elegante, limpida, mentre il bianco della carta rende tutta l’incandescenza della luce dell’ultimo sole. Le nubi del cielo si muovono in ogni momento e sempre si trasformano mosse dal vento delle alte sfere in cui si trovano, eppure nuovamente l’occhio artistico immortala la vicenda e la rende per sempre fruibile. Che cosa dire poi di quella sottile linea di terra in cui si intravvedono chiaramente gelsi e canneti? Per non parlare delle due barchette? Siamo all’interno di un mondo silenzioso, millenario, una bolla misteriosa e forse inospitale, non il regno delle fate, ma quello delle zanzare.

Iris giallo, pastello,

Lo splendore di questo iris dal color dell’oro in un campo verde cupo è stupefacente e di una qualità disarmante. Sembra di trovarsi di fronte ad un’opera di un’artista olandese, oppure di una pittrice del Seicento come ad esempio Giovanna Garzoni. Per una realizzazione così intensa il tempo è essenziale e più ci si dedica più l’osservatore ne è colpito, e l’artista (come in questo caso) deve sapere anche quando fermarsi. I petali sottostanti di un color quasi cuoio dai riflessi blu hanno questa leggera peluria di fili gialli che ricordano la foglia d’oro dei codici miniati, dove raggi luminosi come lingue di fuoco celano/rivelano un’apparizione divina. Lo sfondo è sapientemente semplificato nelle sue forme essenziali e steli d’erba e di altri fiori cedono il passo per meglio enfatizzare questo fiore sovrano che rifulge effimero, che l’artista anche in questo caso ha eternizzato. La resa del pastello così densa e corposa è in grado di trasmettere la sensazione reale dei petali e si avrebbe quasi la tentazione di toccarli per avvertirne tutta l’illusoria realtà.

Fiori blu e margherite, acquerello,

Fiori di un blu intenso e margherite sono poste su vasi al di sopra di un tavolo anch’esso di vetro, e quindi trasparente, che da quasi l’illusione di trovarsi di fronte ad uno specchio d’acqua in un momento di calma piatta. Incredibile è la resa dei fiori in cui la vera bravura è qui il far intuire la figura senza rivelarla completamente per creare un effetto soffuso, poetico e romantico. Sembra poi davvero di scorgere al di sotto della superficie del piano del tavolo un fondale lacustre con alghe e piante, relitti in cui i riflessi dei due vasi si rinfrangono e creano una suggestiva e magica visione. Che dire poi di quei petali di fiore che sembra si siano trasformati in barchette? C’è anche qui una vena nostalgica, l’attesa di un arrivo o di un ritorno che però non si fa mai malinconia e si carica di luce e fragranze colme di speranza.

Giardino a Giverny, pastello,

Pare di cogliere davvero quella brezza leggera che muove le corolle e gli steli dei fiori che gli antichi chiamerebbero Zefiro. Una perenne primavera che spande, in questo giardino nello specifico, un afflato artistico impressionista e allora si capisce perché Monet abbia deciso di farne la propria ultima dimora. Quella casetta sullo sfondo sembra un luogo delle favole dove il tempo è sospeso e nulla di male può accadere se non il positivo arrivo dell’ispirazione artistica impersonificata. L’effetto generale è quasi setoso, come di un grande arazzo realizzato con perizia e meticolosità per deliziare la vista e perché no ingannare i sensi, quasi un incantesimo. Come si può notare anche qui la realtà è stata semplificata, ma nella consapevolezza di voler trasmettere un senso di pace e serenità, quasi di sogno ad occhi aperti che addolcisce i contorni e lenisce ogni male. L’atmosfera creata è impagabile e si coglie tutto il senso di un viaggio che rivela lo stupore dell’arrivo alla destinazione per poi condividerlo con gli altri.

Arcata, acquerello,

L’arcata di un edificio, che sta evidentemente al di sopra di questa strada, incombe con la sua ombra producendo un effetto suggestivo. Non c’è nessuno in questa città e probabilmente ci troviamo in un’ora pomeridiana in cui il sopore ha avuto la meglio sulle varie attività quotidiane. Il vero protagonista è proprio l’ombra e gli effetti che essa produce su una strada assolata forse dopo la pioggia. I colori sono usati con maestria e le ombre sono come dire dinamiche, vivaci e rendono tutta l’immediatezza del nostro sguardo che vede per la prima volta un simile effetto. C’è una freschezza palpabile, un’ariosità che non trova limitazione pur nella prevalenza di toni caldi e terrosi. Altro protagonista è la natura e lo si vede ad esempio nell’edera che scende dall’alto della volta a botte e che ricopre anche parte di questo più antico edificio. L’ombra che cela gli oggetti aggiunge alla scena un senso di mistero ed un desiderio di scoperta che spinge a soffermarsi a lungo per tentare almeno di intuire ciò che non si vede appieno. Si tratta di un esercizio di studio colto e sofisticato che esprime grande leggerezza e vuole trasmettere una sensibile tranquilllità.

L’articolo è proprietà intellettuale di Rossi Pierluigi.